Giovanni Azzaroni
Sul corpo
Antropologia del movimento
Saggi
pp. 400 | 14,5 x 21 cm | € 32,00
ISBN 978-88-31365-00-0
Un’indagine sulle relazioni tra corpo e mente interrogando testi della cultura occidentale e orientale.
Il mio corpo è l’unico nel quale faccio esperienza di una vita psichica, cioè di una sensibilità, rappresentazione, sentimento, che è la mia propria vita; ne faccio esperienza in modo tale che percepisco in una sola volta non soltanto il mio «corpo proprio», ma anche nello stesso tempo la mia vita psichica.
E. Husserl, E. Husserl, Filosofia prima. Teoria della riduzione trascendentale
Giovanni Azzaroni è stato docente di Antropologia dello spettacolo e teatri orientali all’Università di Bologna. Ha svolto ricerche in Asia, in Africa e in Italia, ed è direttore scientifico della rivista di studi «Antropologia e teatro».
Il movimento del corpo e la decisione volontaria di agirlo sostanziano il punto zero di orientamento. Il corpo è dotato di sensazioni, sensibilità, controllo e capacità di riflettere su se stesso, non è un contenitore passivo e le sue azioni non rappresentano esclusivamente segni che richiamino l’attenzione su forme astratte, distinte dalla vita reale, ma è soggetto alla nascita e alla decadenza e acquisisce sia specifiche abilità e capacità sia manchevolezze e debolezze. Il corpo non è una entità statica, immobile, al contrario cresce e si sviluppa relazionandosi con l’ambiente in molteplici forme. Corpo e mente non sono separati nella descrizione dello stesso oggetto, ma si interrelano scam- biandosi informazioni e suggerendo soluzioni. L’antropologia filosofica si propone di definire questo incontro nelle molteplici tipologie suggerite nei variegati percorsi di studi,in epoche diverse e nelle differenti culture. In questo saggio la struttura corpo-mente è stata indagata sia nella cultura occidentale che in quella orientale: in Occidente in un excursus lungo sentieri filosofici, in Oriente come prassi in tre fondamentali corpus teatrali, e cioè il Nāṭyaśāstra per il teatro classico indiano, il Dharma Pawayangan per il manipolatore del teatro delle ombre a Bali e nei Trattati zeamiani per il teatro nō in Giappone. Le due parti si specchiano e si riflettono l’una nell’altra e idealmente propongono un percorso di riflessioni teoriche e pratiche con analogie e differenziazioni strutturali, antropologicamente cor- relate al contesto culturale che le ha maturate ed espresse.