Frida Bertolini

La Shoah e le identità rubate

Prefazione di Nicola Tranfaglia, introduzione di Walter Barberis

Storie narrate
pp. 160 | 13 x 21 cm | € 18,00
ISBN 9788831365444

Le vicende di tre falsi testimoni della Shoah ripropongono la necessità di un’analisi approfondita sull’uso delle memorie nella ricerca storica.

«Frida Bertolini ha avuto il merito di indagare queste millanterie, queste false memorie della Shoah, mettendone in rilievo tutta la pericolosità sul piano civile prima ancora che su quello storiografico. I casi individuati e studiati di queste “identità rubate” hanno consentito di aprire un difficile cammino interpretativo, che mette alla prova le possibilità di azione del metodo storico, le competenze della psicologia e gli strumenti di indagine della sociologia»
Walter Barberis, dall’Introduzione •

Frida Bertolini (Venezia, 1974) ha conseguito il dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, in cotutela con l’Università Paris X-Nanterre. Ha svolto ricerca presso l’Institut d’Histoire du Temps Présent e il Mémorial de la Shoah di Parigi. I suoi lavori si concentrano principalmente sulla figura del testimone storico e sul delicato rapporto tra storia e memoria. Oltre a questo libro, arrivato oggi alla seconda edizione, ha scritto Gli inganni della memoria. Testimonianza, falsificazioni, negazioni (Sesto San Giovanni, 2016).

Binjamin Wilkomirski, Misha Defonseca, Bernard Holstein sono le tre identità rubate discusse in questo lavoro. Le loro memorie sulla Shoah, di bambini deportati e miracolosamente sopravvissuti nell’Europa occupata dalle SS, inizialmente pubblicate con grande successo di pubblico, si sono poi rivelate dei falsi.
Colpiscono per la verosimiglianza, e sollevano interrogativi su come la Shoah possa essere adeguatamente rappresentata, soprattutto nel momento in cui i testimoni diretti vanno scomparendo. Ed è lecito domandarsi come sia potuto accadere, che solo dopo migliaia di copie vendute sia emersa la verità, e come si possa affrontare il problema dei falsi testimoni per sottrarlo alla strumentalizzazione del negazionismo.
Un recente caso italiano, emerso nel 2020, ripropone la necessità del dibattito.