Paola Zagatti
Una scomoda eredità
L’africano negli studi antropologici fra Otto e Novecento
Saggi
pp. 144 | 14,5 x 21 cm | € 18,00
ISBN 978-88-31365-62-8
Le origini delle discipline etno-antropologiche in Italia e la creazione di stereotipi organici alle politiche colonialiste.
«Che cosa significa il nostro ordine del giorno? Significa che il Gran Consiglio, organo supremo del Fascismo, delibera decaduto il regime di dittatura, perché esso ha compromesso i vitali interessi della Nazione, ha portato l’Italia sull’orlo della sconfitta militare, parlato e corroso nel tronco la rivoluzione e fascismo medesimo».
Dino Grandi, Ordine del giorno e relazione illustrativa, 24 luglio 1943
Paola Zagatti si è laureata sia in Storia contemporanea sia in Lettere presso l’Università di Bologna e ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’Africa presso quella di Siena. Ha svolto attività di formatrice e organizzatrice culturale in campo storico e didattico come Responsabile della Sezione didattica dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna (ISREBO). Ha pubblicato studi su razzismo e colonialismo italiani, storia della Resistenza e didattica della storia. Attualmente insegna nella scuola secondaria di primo grado.
Nell’intento di indagare come possano emergere forme di pregiudizio razziale anche in chi, razionalmente, non le riconosce come proprie, l’Autrice ripercorre la storia del pensiero antropologico italiano sugli africani a partire dall’analisi degli articoli pubblicati fra il 1871 e il 1940 dalle due principali riviste antropologiche italiane, l’«Archivio per l’antropologia e l’etnologia» e la «Rivista di antropologia».
Il modo in cui le metodologie elaborate in epoca positivista per gerarchizzare le «razze umane» venivano utilizzate ancora alla fine dagli anni Trenta nei territori dell’impero fascista è poi esemplificato dall’operato di quello che fra i tanti antropologi che si misero al servizio del razzismo fascista fu forse il più entusiasta, cioè di Lidio Cipriani, osservato e descritto dal diario del suo assistente durante la sua ultima missione africana. Dallo spaccato della quotidianità dell’occupazione italiana in Africa orientale che quel diario fornisce, il discorso dell’Autrice si allarga all’applicazione pratica che le teorie razziali ebbero in Africa fino a interrogarsi su quanto quelle pratiche abbiano contribuito, insieme alle teorie, a plasmare il filtro attraverso cui quelle generazioni di italiani e le successive abbiano visto e vedano gli africani.